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Coronavirus might hitch a ride on air pollution - Jan 2020

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No graphics so far - too busy with COVID-19

Vitamin D Life

Vitamin D Life had noticed the increase COVID-19 incidence in those areas with polluted air

We had speculated that the association was due to
1) More air polltuion ==> less UVB getting to the ground to make Vitamin D in the skin
2) More air polltuion ==> less time outdoors in the sun
     This study indicates that there may be a third reason
3) Air particles might provide airships for tiny virus
    If so, HEPPA air cleaners would be very appropriate to use

English artilce discussing this study

 Download the Italian PDF from Vitamin D Life

Relazione circa l'effetto dell'inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolaziRn


ELEMENTI DI CONOSCENZA SCIENTIFICA
Riguardo agli studi sulla diffusione dei virus nella popolazione vi e una solida letteratura scientifica che correla l'incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (es. PM10 e PM2,5) (1, 2).
E noto che il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze.
Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che puo permettere al virus di rimanere nell'aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell'ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocita di inattivazione del virus, un'umidita relativa elevata puo favorire un piu elevato tasso diffusione del virus cioe di virulenza (3).
Nel caso di precedenti casi di contagi virali, le ricerche scientifiche hanno evidenziato alcune caratteristiche della diffusione dei virus in relazione alle concentrazioni di particolato atmosferico. Di seguito alcuni risultati e conclusioni:
- (2010) l'influenza aviaria puo essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste
asiatiche di polveri che trasportano il virus. I ricercatori hanno dimostrato che vi e una correlazione di tipo esponenziale tra le quantita di casi di infezione (Overall Cumulative Relative Risk RR) e le concentrazioni di PMi〇 e PM2.5 (Mg m-3) (4)
Ambient Influenza and Avian Influenza Virus during Dust Storm Days and Background Days
Pei-Shih Chen,1 Feng Ta Tsai,1 Chien Kun Lin,1 Chun-Yuh Yang,1 Chang-Chuan Chan,2 Chea-Yuan Young,3 and Chien-Hung Lee1
1Department of Public Health, College of Health Science, Kaohsiung Medical University, Kaohsiung City, Taiwan; 2lnstitute of Occupational Medicine and Industrial Hygiene, College of Public Health, National Taiwan University, Taipei City, Taiwan; 3Department of Natural Resource, College of Agriculture, Chinese Culture University, Taipei City, Taiwan
- (2016) esiste una relazione tra la diffusione del virus respiratorio sinciziale umano
(RSV) nei bambini e le concentrazioni di particolato. Questo virus causa polmoniti in bambini e viene veicolato attraverso il particolato in profondita nei polmoni. La velocita di diffusione del contagio (Average RSV positive rate %) e correlata alla concentrazione di PM10 e PM2.5 (Mg m-3) (5).
XXXXX
- (2017) il numero di casi di morbillo su 21 citta cinesi nel periodo 2013-2014 varia in
relazione alle concentrazioni di PM2.5. I ricercatori dimostrano che un aumento delle concentrazioni di PM2.5 pari a 10 Mg/m3 incide significativamente sull'incremento del numero di casi di virus del morbillo (6). I ricercatori suggeriscono di ridurre le concentrazioni di PM2,5 per ridurre la diffusione dell'infezione.
- (2020) uno dei maggiori fattori di diffusione giornaliera del virus del morbillo in
Lanzhou (Cina) sono i livelli di inquinamento di particolato atmosferico (7). In relazione all'evidenza che l'incidenza del morbillo sia associata all'esposizione a PM2.5 ambientale in Cina, i ricercatori suggeriscono che politiche efficaci di riduzione dell'inquinamento atmosferico possono ridurre l'incidenza del morbillo.

Environmental Sdence and Pollution Research https/Aloij〇f9/iai007/s113S6 2(H)7903-4

The effects of air pollution and meteorological factors on measles cases in Lanzhou, China
Lu Peng1,2 • XiugeZhao1,23 • Yan Tao1,2 • Shengquan Mi4 • Ju Huang1,2 • Qinkai Zhang5
Received: 23 October 2019/Accepted 27 January 2020 〇 Springer-Veriag GmbH Germany, part of Springer Nature 2020

Sulla base di questa sintetica introduzione e rassegna scientifica, storicamente ricostruita, si puo quindi dedurre che il particolato atmosferico (PM10, PM2.5) costituisce un efficace vettore per il trasporto, la diffusione e la proliferazione delle infezioni virali.
UNA PRIMA ANALISI SULLA DIFFUSIONE DEL COVID-19 IN ITALIA IN RELAZIONE AI SUPERAMENTI DEI LIMITI DI PM10
Per valutare una possibile correlazione tra i livelli di inquinamento di particolato atmosferico e la diffusione del COVID-19 in Italia, sono stati analizzati per ciascuna Provincia:
-i dati di concentrazione giornaliera di PM10 rilevati dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) di tutta Italia. Sono stati esaminati i dati pubblicati sui siti delle ARPA relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio, considerando il numero degli eventi di superamento del limite di legge (50 ug m-3) per la concentrazione giornaliera di PM10, rapportato al numero di centraline attive per Provincia (n° superamenti limite PM10 giornaliero/n° centraline Provincia)
-i dati sul numero di casi infetti da COVID-19 riportati sul sito della Protezione Civile (COVID-19 ITALIA)
In particolare si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10 Febbraio-29 Febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 Marzo (considerando un ritardo temporale intermedio relativo al periodo 10-29 Febbraio di 14 gg approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta).
II grafico sottostante evidenzia una relazione lineare (R2=0,98), raggruppando le Province in 5 classi sulla base del numero di casi infetti (in scala logaritmica: log contagiati), in relazione ai
superamenti del limite delle concentrazioni di PM10 per ognuna delle 5 classi di Province (media per classe: media n° superamenti lim PM10/n° centraline Prov.) (Figura 1)
Tale analisi sembra indicare una relazione diretta tra il numero di casi di COVID-19 e lo stato di inquinamento da PMi〇 dei territori, coerentemente con quanto ormai ben descritto dalla piu recente letteratura scientifica per altre infezioni virali.
La relazione tra i casi di COVID-19 e PMi〇 suggerisce un'interessante riflessione sul fatto che la concentrazione dei maggiori focolai si e registrata proprio in Pianura Padana mentre minori casi di infezione si sono registrati in altre zone d'ltalia (Figura 2).
Considerando il tempo di latenza con cui viene diagnosticata l'infezione da COVID-19 mediamente di 14 giorni, allora significa che la fase virulenta del virus, che stiamo monitorando dal 24 febbraio (dati della Protezione Civile COVID-19) al 15 Marzo, si puo posizionare intorno al periodo tra il 6 febbraio e il 25 febbraio.
Le curve di espansione dell'infezione nelle regioni (Figura 3) presentano andamenti perfettamente compatibili con i modelli epidemici, tipici di una trasmissione persona- persona, per le regioni del sud Italia mentre mostrano accelerazioni anomale proprio per quelle ubicate in Pianura Padana in cui i focolai risultano particolarmente virulenti e lasciano ragionevolmente ipotizzare ad una diffusione mediata da carrier ovvero da un veicolante.
Figura 3
Le fasi in cui si evidenziano questi effetti di impulso ovvero di boost sono concomitanti con la presenza di elevate concentrazioni di particolato atmosferico che in regione Lombardia ha presentato una serie di andamenti oscillanti caratterizzati da tre importanti periodi di sforamenti delle concentrazioni di PM10 ben oltre i limiti (Figura 4: esempio Provincia di Brescia).
Tali analisi sembrano quindi dimostrare che, in relazione al periodo 10-29 Febbraio, concentrazioni elevate superiori al limite di PM10 in alcune Province del Nord Italia possano aver esercitato un'azione di boost, cioe di impulso alla diffusione virulenta dell'epidemia in Pianura Padana che non si e osservata in altre zone d'ltalia che presentavano casi di contagi nello stesso periodo. A questo proposito e emblematico il caso di Roma in cui la presenza di contagi era gia manifesta negli stessi giorni delle regioni padane senza pero innescare un fenomeno cosi virulento.
Oltre alle concentrazioni di particolato atmosferico, come fattore veicolante del virus, in alcune zone territoriali possono inoltre aver influito condizioni ambientali sfavorevoli al tasso di inattivazione virale. Il gruppo di lavoro sta approfondendo tali aspetti per contribuire ad una comprensione del fenomeno piu approfondita.
CONCLUSION】E SUGGERIMENTI
Si evidenzia come la specificita della velocita di incremento dei casi di contagio che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un'azione di carrier e di boost. Come gia riportato in casi precedenti di elevata diffusione di infezione virale in relazione ad elevati livelli di contaminazione da particolato atmosferico, si suggerisce di tenere conto di questo contributo sollecitando misure restrittive di contenimento dell'inquinamento.

BIBLIOGRAFIA

  1. Ciencewicki J et al., 2007. “Air Pollution and Respiratory Viral Infection” Inhalation Toxicology, 19: 1135-1146
  2. Sedlmaier N., et al., 2009 “Generation of avian influenza virus (AIV) contaminated fecal fine particulate matter (PM2.5): Genome and infectivity detection and calculation of immission” Veterinary Microbiology 139, 156-164
  3. Despres V.R., et al., 2012 “Primary biological aerosol particles in the atmosphere: a review” Tellus B, 64, 15598
  4. Chen P-S., et al., 2010 “Ambient Influenza and Avian Influenza Virus during Dust Storm Days and Background Days” Environmental Health Perspectives, 118, 9
  5. Ye Q., et al., 2016 “Haze is a risk factor contributing to the rapid spread of respiratory syncytial virus in children” Environ Science and Pollution Research, 23, 20178-20185
  6. Chen G., et al., 2017 “Is short-term exposure to ambient fine particles associated with measles incidence in China? A multi-city study.” Environmental Research 156, 306-311
  7. Peng L., et al., 2020 “The effects of air pollution and meteorological factors on measles cases in Lanzhou, China” Environmental Science and Pollution Research https://doi.org/10.1007/s11356-020-07903-4


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